E’ un tuffo nella semantica sicula, ma non solo. L’autore Carmelo Sant’Angelo, infatti, in questo suo libro descrive in modo amorevole ciò che solo chi nasce in questa particolare terra di Sicilia può fare. Intanto c’è da dire che il termine “’nzichitanza”deriva dal dialetto catanese e significa – continuamente, senza sosta, in successione -. Già, solo per questo particolare significato,chi si accinge a leggere il libro di Carmelo Sant’Angelo che incuriosisce pagina dopo pagina in un racconto associato agli eventi che si susseguono senza sosta e condizionano le scelte di un precario professore di filosofia, potrà apprezzare i luoghi rappresentati in cui si avvertono le tonalità, i profumi, i suoni e i sapori delle strade. La vita vissuta, le voci della gente, i dialoghi spesso arricchiti con parole in dialetto, puntualmente tradotti con allegra simpatia, danno maggiore verità al contesto. E’ il fascino di una Sicilia che ti conquista, che ti ammalia, che ti fa innamorare e che quando vai via, poi non vedi l’ora di ritornare. Una narrazione fatta di divertenti aneddoti, una galleria di personaggi dalle personalità diverse, in uno sfondo di riflessioni filosofiche ed impegno civile. La scrittura dell’autore risulta brillante, quasi d’amore per la propria terra che in fatto di letteratura non è seconda a nessuno. E sarà proprio quest’aria particolare che si respira in questa Sicilia che invoglia a scrivere, a narrare, a condividere certe bellezze fatte di particolari in una quotidianità unica che è ben rappresentata dalla sua gente. Quello di Carmelo Sant’Angelo si può considerare un libro Giallo Siciliano, dove tutto prende avvio da due misteri irrisolti: un furto di una tela all’interno di una Chiesa di Catania ed un veliero arenatosi senza equipaggio a San Leone, la spiaggia degli agrigentini. Questi modesti eventi della cronaca locale della Sicilia Orientale trasformano la vita del protagonista in un piano inclinato sul quale ogni cosa accade “nzichitanza” e cioè senza che l’interessato trovi la forza di interrompere questa insensata corsa verso valle: “nzichitanza”, appunto. E’ un libro che si legge tutto d’un fiato, grazie anche a una descrizione capace di farti vivere certi momenti narrati come se li avessi lì, davanti agli occhi. E’ la capacità di scrittori che riescono ad instaurare con il lettore quell’empatia necessaria per potersi intendere attraverso la narrazione. E Carmelo Sant’Angelo in questa sua opera c’è riuscito alla grande.
Salvino Cavallaro